Lo Stadio Artemio Franchi di Firenze è in pericolo

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Dal 2020 lo Stadio Artemio Franchi di Firenze è stato al centro di una accesa controversia tra i fautori di una sua radicale trasformazione, o addirittura di un suo abbattimento, e coloro che invece si battono per preservarlo quale monumento vincolato.

Nel giugno 2021 il Comune di Firenze aveva indetto un concorso internazionale finalizzato alla produzione di un proposta progettuale di alta qualità per la conservazione e la riqualificazione dello Stadio insieme al masterplan per la riqualificazione del Campo di Marte. Trentuno i progetti che sono stati presentati in forma anonima alla prima fase del concorso nel settembre 2021, otto invece i progetti finalisti che sono stati ammessi alla seconda fase, dopodiché i risultati sono stati annunciati il 7 Marzo 2022. Il progetto di David Hirsch e Arup Italia è risultato vincitore.

A futura memoria riportiamo la relazione di commento sulle premesse e sugli esiti del bando di progettazione indetto dal Comune di Firenze per la riqualificazione dello stadio Franchi a Firenze, trasmessa da ICOMOS INTERNATIONAL e ICOMOS ITALIA al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al Sottosegretario del MiC, Vittorio Sgarbi, al Direttore Generale del MiC preposto al PNRR, Luigi La Rocca, al Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, Antonella Ranaldi e al sindaco di Firenze.

Nell’occasione ICOMOS ITALIA, con ICOMOS INTERNATIONAL, con l’autorevolezza derivante dal ruolo di consulente scientifico e professionale della Commissione UNESCO per il patrimonio culturale e la sua conservazione, hanno confermato di saper intervenire in modo tempestivo e adeguato ai rischi cui esso è continuamente sottoposto.

La relazione, intitolata “La riqualificazione dello stadio Franchi”, è preceduta da alcune considerazioni avanzate dallo stesso suo autore, architetto Ugo Carughi, quando ancora si paventava la possibilità di demolizioni di parte dell’opera di Nervi. Tali considerazioni possono essere considerate una sorta di prologo, anticipatore di temi più razionalmente prospettati nel testo inviato alle Autorità.

Com’è noto, lo stadio realizzato a Firenze da Pier Luigi Nervi tra il 1929 e il 1932 è tra le opere più importanti del patrimonio architettonico italiano del Novecento, per il ruolo inedito assunto dalle strutture che, prive di residui mascheramenti, inaugurano un modo nuovo di vedere e di concepire le forme, realizzandole attraverso tecnologie e modalità costruttive inedite per l’epoca. Un’opera paradigmatica se considerata in rapporto a tanti successivi stadi che ripropongono e reinterpretano quella particolare bellezza che si identifica nella essenzialità.

Purtroppo, questa mirabile struttura rischia di essere fatta letteralmente a pezzi in base ad un emendamento inserito nel Decreto Semplificazione: l’art. 55-bis del DL n. 76/2020, il quale va ad annullare di colpo l’efficacia di una serie di articoli del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che, com’è noto, è legato a uno dei più importanti principi della Costituzione, l’art.9. Il suddetto articolo, applicabile soltanto agli impianti sportivi, ignora i caratteri di generalità e astrattezza che ogni norma giuridica dovrebbe presentare, rivelando una visione parcellizzata del Patrimonio dell’architettura italiana.

Al Ministero competente è unicamente affidata l’individuazione di alcuni “specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria” con “modalità e forme di conservazione, anche distaccata (sic) dal nuovo impianto sportivo”. Viene qui contemplata la possibilità di operare con interventi sistematici che portino a modifiche irreversibili, fino alla demolizione completa di un impianto sportivo in virtù della prevalenza conferita alla sua fruibilità rispetto alla tutela del suo interesse culturale.

Si arriva a ‘immaginare’ di poter smembrare un edificio già sottoposto a dichiarazione di interesse culturale: alcune delle sue parti sarebbero ricostruite in altri luoghi e in “dimensioni diverse”. Il che è da ritenersi inammissibile ai sensi di tutte le Carte e le Convenzioni, nazionali e internazionali e contrario al concetto stesso di tutela, di cui l’Italia è, nel mondo, uno dei principali custodi.

Una parcellizzazione concettuale prima ancora che materiale, che investe, nello stesso modo, le norme e le opere ad esse sottoposte.

Ugo Carughi

Past President Do.co.mo.mo Italia
Member of the ICOMOS Italian National Council

Leggi la relazione (PDF)

Perchè salvarlo